PROGETTO NARRAZIONE
Durante l’emergenza sanitaria le nostre vite sono state sconvolte, quello che davamo per scontato non lo era più. Quello su cui per anni abbiamo lavorato, il contatto, lo stare vicini, la mimica facciale, gli abbracci, non può più essere possibile, deve essere modificato.
L’aspetto della socializzazione, del prendersi cura, cede il posto alla paura di ammalarsi, e far ammalare, al distanziamento sociale, ad evitare di incontrarsi per paura del contagio per proteggersi da un nemico invisibile che si può nascondere in noi e chi ti sta vicino.
È necessaria una nuova organizzazione, vengono creati nuove procedure, vengono imposte nuove regole. Le porte si chiudono a tutti i visitatori, nascono, crescono e si moltiplicano vissuti, emozioni e paure.
Questa è una emergenza che dura da molto tempo e colpisce così tanto a livello emotivo e chi giornalmente si trova a lavorare con le proprie e altrui emozioni ha necessità di avere un contenitore dove porre le emozioni e poi vederle ponendo un minimo di distacco. Abbiamo avviato un progetto di narrazione coinvolgendo gli anziani, gli operatori e i familiari.
Gli anziani si trovano di fronte ad un nemico che ha tolto loro gli affetti più cari, le visite di parenti e amici, che impedisce loro di vedere i sorrisi degli operatori, che da mesi tentano di riempire questo vuoto, nascosti dietro a mascherine e visiere sempre più impenetrabili. Anziani che rischiano di chiudersi sempre più nei loro silenzi e la paura di una morte in solitudine sembra sempre più vicina.
Gli operatori, eroi ma al tempo stesso potenziali untori, seminatori del virus che uccide. La paura di poter essere causa della sofferenza dentro la struttura ma anche nelle nostre case dove ognuno è figlio, marito, moglie, genitore, nipote di qualcuno che può essere contagiato.
E infine i familiari che in questo periodo hanno spesso fatto sentire la loro vicinanza, esprimendo i loro sentimenti di dolore, paura, rabbia ma anche di fiducia, riconoscenza, incoraggiamento.